ICHE – Isola Comacina, l’isola che non c’è di Rolando Bellini, Storico dell’arte
Mi interrogo, fra me e me, in merito alle evidenti simpatie, che mi attraggono e incuriosiscono, nei riguardi del progetto che Maria Teresa Illuminato ha elaborato, intrecciando i suoi mondi paralleli (alla Purman), e che viene illustrandomi con appassionato slancio. Così l’ascolto, divertito, mentre lei insiste, con veemenza, in dettagli eccitanti, in suggestioni morbose, affinché ne dia, su due piedi, una chiave critica e il suggello della testimonianza storica, che vincola l’atto fondativo e progettuale, inverandolo, definitivamente, in modo da offrirne insomma un riscontro documentario e un approccio critico in grado, pur sommessamente, di fare storia. Si tratta di un progetto ambizioso-fantasioso (ricco di valori fantasmatici, di potenzialità creative, in buona misura riscontrabili nel nuovo sito di Maria Teresa, ormai tradottasi in costellazione: Ecodesign, Brerart, Saveart e via enumerando fino all’approdo ad Iche), un progetto articolato che vede coinvolta l’Isola Comacina, antico lascito del re del Belgio all’Accademia delle Belle Arti di Brera, quest’ultima con il corso in Ecodesign, un grappolo d’altri insegnamenti o cattedre, inclusa la mia (originariamente di storia dell’arte, stile e del costume con predilezione per cert’arte contemporanea nutrita di storia, dalla paleostoria all’età moderna), e un parterre di collaborazioni interaccademiche, che prevedono il coinvolgimento attivo di università e fondazioni, nazionali e internazionali. Debbo constatare che Iche, acronimo di Isola Comacina Habitat dell’Ecocreatività, cui vorrei suggerire una paradossale “ecoetocreatività”, è una trasfigurazione simbolica e creativa, eco ambientale e fondativa, in senso proprio, di una inedita Isola Comacina. Come dire: l’isola che non c’è, ma che prenderà forma e nome con il varo del progetto Iche.
Illuminato – che bel nome: presagio di quanto sta accadendo in merito a questo progetto? – finisce per motivare nei dettagli il suo atto creativo, l’opera che va assumendo carattere collettivo (un’eredità non omologata di J. Beuys?) e che costituisce, di fatto, un’operazione artistica – eredità, per darne collocazione storicoartistica, di Fluxus mescolato felicemente a New Dada, a Nouveau Realisme, altro ancora che precede e viene rinnovato-rimodellato all’interno di una nuova strategia artistico-culturale, legata a filo doppio alle inquietanti problematiche incentrate su inquinamento, eco sostenibilità, nuove professioni e azioni tese al riuso di materiali e alla rigenerazione o rivitalizzazione creativa di risorse consumate e abbandonate, perciò un coacervo di istanze estetico-ambientaliste, andando a comprendere in modo specifico inferenze tecnologiche, etiche ed estetiche, linguaggi innovativi, avventure operative impensabili. Dunque, dal mio punto di vista, ecco una brillante e concreta conferma dell’incontro, sempre fecondo, tra arte e scienza secondo un’accezione eccentrica, rispetto a quanto è stato sostenuto e si continua a sostenere in Italia. Vedi mai, l’accezione cui vado lavorando o, per meglio dire, filosofando da almeno vent’anni. Potrei azzardare persino il possibile inserimento di Savert e dunque di Ecodesign-Maria Teresa Illuminato e tutto il corteggio istituzionale e creativo che segue, nella rete sovranazionale del movimento filosofico contemporaneo del neoilluminismo (o no? Dovrò chiederlo all’amico filosofo Fabio Minazzi).
Questa volta l’irrefrenabile creatività di M.T. Illuminato si riversa come alta marea sull’Isola Comacina, isola storica, magnificamente dimenticata in una deriva pluriennale, ma che, oggi, acquisisce una rilevanza straordinaria, una consistenza o veridicità assoluta e si fa, per più ragioni, focus di una pluralità di iniziative artistico-formative dell’Accademia di belle arti di Brera. Ma non ho il tempo di riflettere in margine a questo imput, sono trascinato oltre, immediatamente, dal dire sfrenato della mia interlocutrice. Quanto va argomentando Illuminato mi riconduce alla realtà cocente: il primo atto programmatico del progetto, allestito da Maria Teresa, è quello di creare un sito web, assai ben articolato, dotato di apposito database, curato dalla EnFo Consulting di Enrico Foti – Giarre (CT), un sito straordinariamente chiaro-trasparente e duttile, il che non è poco, di questi tempi, in cui vengono presentati, dettagliatamente, attraverso accessi di assai facile uso, due aspetti: da un lato, le fasi progettuali predisposte in maniera articolata ed organica, dall’altro le realizzazioni già compiute e proposte ufficialmente, soprattutto, ultimamente, come esito della proposta formativa di questa cattedra, cioè dell’artista che ne è titolare, e del movimento Saveart che, ormai, conta centinaia di adepti (buon ultimo all’interno del MAP, acronimo di Museo Arte Plastica, di Castiglione Olona, provincia di Varese) e infine come esito programmatico di quanto precede e promuove il progetto Iche che, nell’economia di queste note, va pure inteso come parte attiva della biografia artistico-intellettuale di Maria Teresa Illuminato e della sua cattedra braidense – idest i suoi studenti che concorrono a rafforzarne l’offerta formativa creativa e pionieristica – a suo modo parte del rinnovamento in atto all’interno della stessa accademia, a cui aderisce un manipolo d’eroi e del movimento che vi si collega e ne è gemmazione, Saveart. Iche, tuttavia, merita qualche precisazione. “L’Isola, mi conferma M.T. Illuminato, domanda progetti che rappresentano una risoluzione dell’etica dell’abitare in grado di proporre un’estetica del vivere (goethiana, senza dubbio) implicante, tra tant’altro, il design sostenibile. Ecco perché saranno chiamati artisti, designers, stilisti, architetti, creativi d’ogni ambito ed età, dai giovani professionisti agli acclarati maestri, a ricomporre l’eco sistema uomo-casa-ambiente in armonica integrazione tra natura, sostenibilità ambientale e benessere”. Posso depennare le virgolette e rendere più fluida la lettura di quanto vado registrando nella misura in cui le argomentazioni di Illuminato finiscono per corrispondere, in larga misura, e per sovrapporsi alle mie stesse convinzioni e proposte formative declinate, naturalmente, nell’ambito critico di mia competenza. Maria Teresa vorrebbe fare dell’Isola Comacina, se ho ben compreso, qualcosa di simile a quanto avvenne dal 1900 fino, perlomeno, agli anni Trenta del secolo scorso, su Monte Verità di Ascona di cui, dopo il memorabile recupero attuato da Harald Szemann, io stesso mi sono occupato riprogettando la colonia di case d’artista che, un tempo, popolavano la collina, ma con una differenza sostanziale: su Monte Verità, polo artistico vincolato a istanze teosofiche e naturiste, a geometrie sacre e altre implicazioni filosofico-anarchiche, si praticava un ritorno alla natura di sapore tolstoiano, mentre invece con Saveart ed Ecodesign, con la costellazione Illuminato, si attua un impatto eco ambientale d’altro timbro socioculturale, più vicino a quanto, oggi, sostenuto da movimenti come l’eredità dei “verdi” prefigurati da Beuys, Green Peace, WWF e altri, una falange proiettata su coordinate globali che finiscono per tradursi in uno scontro frontale con quanti concorrono all’inquinamento sistematico del Pianeta. Maria Teresa precisa, il campus, che verrà realizzato con il progetto Iche sull’Isola Comacina, sarà un esempio di vita sostenibile, di insediamento sostenibile radicato ai bisogni essenziali, alla frugalità che impone la natura, alla avversione d’ogni inutile inquinamento, attraverso un preliminare studio ambientale e storicoartistico, dalla paleontologia all’archeologia e alla storia per poter approdare alla contemporaneità con felicitante esito. Iche va declinato secondo quattro aree tematiche: innovazione, creatività, casa, ecologia. Per ogni area testé esplicitata si dovranno considerare fasci di relazioni e ovviamente il coinvolgimento – già programmato – di professionisti d’ogni ambito disciplinare implicato, di istituzioni formative universitarie e di scuole d’alta formazione artistica, di centri e associazioni culturali, di altri soggetti attivi in quest’ambito assai frastagliato. Si tratta altresì del coinvolgimento, presocratico, dei quattro elementi (acqua, terra, fuoco e aria. Ah la filosofia!) e di una progettualità in progress, che porta al varo di seminari teorico-pratici (legati, dunque, a specifici workshops, a puntuali cantieri scuola ecc.), incontri trasversali interdisciplinari e interaccademici, convegni e festivals coniati per sollevare un dibattito sulle nuove prospettive di sviluppo sostenibile, tramite il veicolo artistico, dal design al gesto creativo teatrale o coreutico, andando ad esplorare l’espressione di un nuovo approccio etico e responsabile e la produzione degli elementi che compongono il nostro habitat, secondando così correnti di pensiero, come la filosofia dell’open source, atti tutti finalizzati alla creazione di un microcosmo, non solo elettronico e non solo che procede attraverso una migrazione continua, dunque una metamorfosi ecosostenibile e estetica, ma anche finalizzati a una stratificazione emblematica, che finisce per attribuire all’Isola Comacina una valenza inedita e pungente che ne farà leggenda.
Iche, forse, grazie all’impegno personale di tanti artisti, designers, architetti, filosofi, matematici, epistemologi, ambientalisti, naturalisti e biologi, paleontologi ed epigrafisti, storici e storici dell’arte, archeologi, filmakers, coreografi e ballerini, stilisti e ingegneri, scrittori e fisici, poeti e saltimbanchi, ma anche industriali e ambientalisti, oltre a molte altre professionalità, e infine gli studenti delle scuole implicate, concorrerà,, insomma grazie all’impegno collettivo di tutti a far passare l’organico e multanime Palazzo di Brera, dall’Accademia alla Pinacoteca, dall’Osservatorio al Giardino botanico e alla Biblioteca Braidense, come un indiffalcabile patrimonio dell’umanità. L’isola che non c’è di Peter Pan, allora, facendosi isola di creatività, potrà assumere finalmente quest’identità progettuale trainando con sé, nel letto vivificante del lago di Como, nel flusso vitale dello spaziotempo, determinato dall’atto creativo purificante un risorgimento estetico e naturalistico, una sfida culturale di più ampio respiro, cui la stessa Accademia delle belle arti di Brera può dare contributi significativi. Purché prenda avvio con la parola che costruisce spazio, tempo e identità, il lancio di nuove opportunità, non soltanto per l’arte, ma anche per l’umanità. Ed infine, su quest’isola preziosa potranno verificarsi così nuovi accadimenti e potranno finalmente convivere e recitare assieme, dall’alba al tramonto, il Gabriele d’Annunzio de “La pioggia nel pineto” e l’Eugenio Montale recitante, a mezza voce: “E finalmente piove, ma senza Ermione.”