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Per un critico d’arte scoprire arte nuova, una ventata di novità, è sempre una grande gioia: E’ quello che ho provato dinanzi ai lavori di Maria Teresa Illuminato artista sui generis che prima lavorava con carta riciclata e poi pigmentata, dando forma ad oggetti micro-macro (le bottiglie di coca cola, i jeans levis,gli orologi swatch e la 500) che ora è passata al tessuto.
Le sue “texture” sono quadrati di frammenti di stoffe di scarto, mescolate e messe sotto plexiglass. Le combinazioni sono d’effetto eccezionale, ricordano le emozioni che destavano i lavori dei “pointillistes” francesi, ma qui non ci sono colori ad olio, macchiettati, ma una serie di pezzettini di stoffa, poi mescolati, seguendo sempre la teoria dei colori di Goethe.
Il rimando va dunque da una parte alla pittura classica degli impressionisti, dall’altra al “fare nuovo dell’arte del 2000 in cerca di forme, oggetti, fantasie mai viste.
Sicuramente questi lavori hanno una potenzialità di allargare i propri confini al mondo della moda, dove possono divenire la base tessuta-non tessuta degli abiti, o costituire su plexiglass di grandi dimensioni i fondali per le sfilate di moda.
Accanto alle texture ho visto anche combinazioni di tessuti sfilacciati e combinati con pezzetti di plastica in genere bianca, molto suggestivi per un abito da sposa.
Nel panorama dell’arte contemporanea, l’arte del 2000, dove è difficile andare al di là delle istallazioni, che ripetitive si offrono alla fruizione del pubblico, questa ricerca si colloca in uno spazio estetico tutto suo, originalissimo, capace di produrre cambiamenti sorprendenti.
Andreina Daolio, scrittice e critica d’arte, docente di Sociologia e Storia dell’Arte