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Il fatto di essere nata sulle pendici e sotto la protezione dell’Etna può forse spiegare la vitalità vulcanica che traspare da ogni gesto e da ogni impresa di Maria Teresa Illuminato.
Vitalità vulcanica: nell’interessarsi precocemente alle cose dell’arte, nel divenire scenografa per opere di Beckett e di Pirandello sotto l’egida di Zavattini; e poi assistente scenografa di Pritshard per il film “Wagner” di Tony Palmer; nel raccogliere in seguito i materiali più disparati per realizzarne curiosi coacervi estetici; e, dopo essere stata per sei anni a Roma, finalmente – una volta approdata nelle nebbie padane, trincerata nel grande studio (ricavato niente meno che in una chiesa sconsacrata) – in mezzo ai filari di pioppi e ai campi di granturco del cantado milanese, “inventare” un materiale inedito.
E’ da qui che forse può partire una breve analisi di questa complessa operazione artistica. Maria Teresa Illuminato – attraverso una sperimentazione da ormai più di un lustro – utilizza e recupera la carta dei quotidiani, bagnandola e riducendo al ad un agglomerato di pasta modellabile, aggiungendo colori, pigmenti, terre – si vale come di un materiala da costruzione docile alle sue mani e tutt’altro che informe.
E’ accaduto altre volte che gli artisti abbiano avvertito il desiderio o l’urgenza di costruire delle opere con materiali incongrui, assurdi, addirittura paradossali che costruivano il vero motivo del loro fascino. Potrei ricordare a questo proposito il caso di alcuni mobili e un’intera automobile, realizzati in marmo da un artista francese oppure quello di alcuni artisti pop, come Oldenburg, che imitarono oggetti d’uso (dentifrici, coltelli, ecc.) attraverso meticolose riproduzioni ingigantite.
Nel nostro caso l’artista ha utilizzato il suo materiale per simulare – ingrandite e magnificate – una serie di orologi Swatch imitandone la forma e il colore.
Questi oggetti, che solo in apparenza hanno qualche parentela con le operazioni pop, appartengono in realtà a un’impostazione del tutto diversa.
La loro efficacia, infatti, è duplice: da un lato sono di per sé elementi altamente decorativi per la forma e i colori emblematici con cui sono realizzati; dall’altro costituiscono una precisa presa di coscienza di tendenze consumistiche ed edonistiche attuali. In questo periodo lo Swatch, i Jeans, la Coca-Cola, la Cinquecento, diventano emblemi quotidiani di milioni di consumatori e sono trasformati in opere d’arte che si identificano con uno status symbol effimero, mentre recuperano, attraverso la loro forma e il loro acceso cromatismo, quella valenza estetica che può vivere al di là delle contingenze della moda.
Cesare Zavattini, sceneggiatore, giornalista, commediografo, scrittore, poeta e pittore italiano